Articolo Area ICT

Iperconvergenza con Proxmox: semplificare la tua infrastruttura IT con soluzioni open source

28 Aprile 2025,
Tempo di lettura: 9 minuti

Nel dinamico mondo IT di oggi, la ricerca continua di semplicità, efficienza e agilità sta trasformando il panorama tecnologico. Come abbiamo visto parlando di iperconvergenza, le infrastrutture tradizionali, spesso complesse e frammentate, stanno cedendo il passo a soluzioni più integrate.
Tra le diverse opzioni disponibili, emerge con forza una potente alternativa open source: Proxmox Virtual Environment (PVE). Conosciuto principalmente come robusta piattaforma per la virtualizzazione (basata su KVM) e per la gestione dei container (LXC), offre anche tutti gli strumenti necessari per costruire un autentico sistema iperconvergente.

Esplorare soluzioni iperconvergenti open source può rappresentare un vantaggio strategico notevole, soprattutto per chi desidera massima flessibilità e controllo senza i vincoli di licenza tipici delle piattaforme commerciali.

Cos’è Proxmox VE e perché è rilevante per l’iperconvergenza?

Si tratta di una piattaforma completa e open source per la gestione della virtualizzazione. Permette di eseguire e amministrare sia macchine virtuali (attraverso KVM, Kernel-based Virtual Machine) che container (tramite LXC, Linux Containers) da un’unica interfaccia web integrata.

Uno dei suoi principali punti di forza?
La sua natura open source, che elimina completamente i costi iniziali di licenza per il software base, pur offrendo opzioni di supporto commerciale per gli ambienti di produzione che ne necessitano.

Ma cosa significa davvero iperconvergenza nel contesto di Proxmox?
Qui, il concetto si traduce nella capacità di integrare nativamente non solo le risorse di calcolo (VM e container), ma anche lo storage distribuito e la gestione della rete all’interno dello stesso cluster di server fisici.
Si passa così da una semplice piattaforma di virtualizzazione a un vero e proprio ambiente iperconvergente, dove tutti i nodi collaborano armoniosamente per fornire tutte le risorse necessarie.

 

Proxmox VE - perché è rilevante per l'iperconvergenza

Come funziona l’iperconvergenza in Proxmox: architettura con Ceph

La realizzazione di un’infrastruttura iperconvergente con Proxmox si basa sull’integrazione nativa con Ceph, un potente sistema di storage distribuito, anch’esso completamente open source. Questa piattaforma di virtualizzazione semplifica notevolmente l’installazione, la configurazione e la gestione di Ceph direttamente dalla sua interfaccia web, permettendoti di costruire un sistema iperconvergente senza dover ricorrere a complesse soluzioni di storage esterne o costose SAN/NAS.

Questa tecnologia iperconvergente ti consente di aggregare le risorse di storage presenti sui singoli nodi del cluster in un unico pool condiviso, incredibilmente resiliente e facilmente scalabile.

Architettura a nodi: server iperconvergenti con Proxmox e Ceph

In una configurazione di iperconvergenza, i nodi del cluster diventano veri e propri server iperconvergenti. Ogni server fisico (nodo) esegue Proxmox VE e ospita non solo macchine virtuali e/o container, ma anche componenti del sistema di storage Ceph (come gli OSD – Object Storage Daemons).

Un cluster è essenzialmente un insieme di questi nodi interconnessi che collaborano in perfetta sinergia. L’interfaccia di gestione unificata ti permette di amministrare l’intero cluster, migrare VM/container tra i nodi (per bilanciare il carico o per manutenzione) e gestire lo storage Ceph distribuito.

Questa architettura unificata rappresenta il cuore pulsante dei sistemi iperconvergenti basati su Proxmox.

Architettura_a_nodi_ server_iperconvergenti_Proxmox_Ceph

Storage iperconvergente con Ceph: robustezza e scalabilità

Il componente chiave per lo storage è senza dubbio Ceph. Si tratta di un sistema di storage software-defined unificato, che fornisce interfacce per object storage, block storage (utilizzato principalmente dalle VM) e file storage. Funziona distribuendo intelligentemente i dati su numerosi dischi (HDD, SSD, NVMe) residenti nei diversi nodi del cluster Proxmox.

I componenti principali di Ceph includono:

  • OSD (object storage daemon): processi che gestiscono i dischi fisici, memorizzano i dati e si occupano della replica/erasure coding.
  • MON (monitor): mantengono la mappa dello stato del cluster (quali OSD sono attivi, come sono distribuiti i dati, ecc.). Per un cluster davvero resiliente sono necessari almeno 3 monitor.
  • MGR (manager): forniscono servizi aggiuntivi e API per il monitoraggio e la gestione avanzata.

Grazie a Ceph, il pool di storage iperconvergente diventa incredibilmente scalabile (basta aggiungere dischi o nodi) e resiliente. Ceph è progettato per essere auto-healing (si ripara autonomamente in caso di guasti a dischi o nodi, spostando e replicando i dati) e auto-managing (bilancia automaticamente la distribuzione dei dati).
Offre inoltre sofisticati meccanismi di protezione dati come la replicazione (più copie dello stesso dato) o l’erasure coding (più efficiente in termini di spazio).

Iperconvergenza Proxmox: pro e contro specifici

Come per ogni soluzione tecnologica, anche l’approccio iperconvergente basato su questa piattaforma di virtualizzazione, presenta vantaggi e svantaggi specifici. Valutare attentamente questi pro e contro è fondamentale prima di adottare questa soluzione.

I vantaggi

Implementare un‘infrastruttura iperconvergente open source offre diversi benefici davvero interessanti:

  • Costo: il vantaggio più evidente è l’assenza totale di costi di licenza per il software. Il budget può essere concentrato sull’hardware di qualità e sull’eventuale supporto commerciale (opzionale ma vivamente consigliato per ambienti di produzione).
  • Flessibilità: gestisce nativamente sia macchine virtuali (KVM) sia container (LXC) sulla stessa piattaforma e sullo stesso cluster, offrendo grande versatilità per diversi tipi di carichi di lavoro.

Controllo: essendo open source, ha pieno controllo e visibilità sull’intera infrastruttura, dai parametri del kernel fino all’ottimizzazione di Ceph.

  • Prestazioni: con hardware adeguato (in particolare SSD/NVME per i metadati e i journal di Ceph) e una corretta configurazione di rete, le prestazioni possono essere eccellenti e scalare efficacemente con l’aggiunta di nodi.
  • Comunità: esiste una vasta e attiva comunità online, oltre a documentazione dettagliata, che può aiutarti nella risoluzione dei problemi e nella condivisione delle migliori pratiche.

Sfide e considerazioni nell’uso di Proxmox per l’HCI

Nonostante i numerosi vantaggi, ci sono anche delle sfide da considerare:

  • Complessità di gestione: sebbene semplifichi molte operazioni, la progettazione, implementazione e soprattutto la gestione avanzata (tuning, troubleshooting) di un cluster Ceph richiedono competenze specifiche e più approfondite rispetto a soluzioni HCI commerciali “chiavi in mano“.
  • Supporto enterprise: il modello di supporto commerciale è valido, ma potrebbe essere percepito come meno integrato o “all-inclusive” rispetto al supporto offerto dai grandi vendor di appliance HCI, che spesso coprono hardware e software insieme.
  • Maturità di Ceph: Ceph è un progetto potente e maturo, ma richiede attenzione nella configurazione iniziale e nel tuning continuo per garantire prestazioni ottimali e massima resilienza, specialmente sotto carichi di lavoro intensi o mutevoli.
  • Assenza di funzionalità “enterprise” avanzate: alcune funzionalità molto specifiche di orchestrazione avanzata, automazione complessa, integrazioni native con particolari software di backup o disaster recovery presenti in soluzioni iperconvergenti commerciali potrebbero non essere disponibili out-of-the-box e richiedere integrazioni manuali o l’uso di strumenti di terze parti.

Iperconvergenza_Proxmox_ pro_e_contro

 

Proxmox HCI vs soluzioni iperconvergenti commerciali

È utile confrontare l’approccio con alcune delle principali soluzioni iperconvergenti commerciali per comprendere meglio il suo posizionamento sul mercato.

Proxmox vs Nutanix: open source vs appliance commerciale

Il confronto con l’iperconvergenza Nutanix evidenzia le differenze tra un approccio open source e uno fortemente orientato al software/appliance commerciale. Nutanix offre una piattaforma estremamente integrata e user-friendly, con un ricco marketplace di applicazioni e un modello di supporto consolidato, ma a un costo di licenza/sottoscrizione significativo.
D’altra parte questa piattaforma di virtualizzazione, offre maggiore libertà e controllo a costo zero (per il software), ma richiede più expertise interna per la gestione quotidiana.

Proxmox vs VMware vSAN: approccio integrato vs componente SDS

VMware vSAN è profondamente integrato nell’ecosistema vSphere, rappresentando una scelta naturale per chi è già utente VMware. È una soluzione software-defined storage. Tuttavia, vSAN richiede licenze vSphere e vSAN specifiche, che possono incidere notevolmente sui costi complessivi.  Il primo offre un’alternativa completamente priva di licenze, integrando KVM/LXC e Ceph in un’unica soluzione.

Proxmox vs Microsoft Azure Stack HCI: focus on-prem vs ibrido spinto

L’iperconvergenza Microsoft con Azure Stack HCI è fortemente orientata all’integrazione con il cloud Azure e si basa su Windows server datacenter. È una soluzione potente per ambienti Microsoft-centrici che cercano funzionalità ibride avanzate. Proxmox, invece, è più agnostico rispetto al cloud pubblico e offre un’esperienza on-premise completa senza dipendenze da specifici ecosistemi cloud o licenze Windows Server.

Proxmox vs altre soluzioni (es. HPE SimpliVity, Syneto)

Rispetto a soluzioni come HP Iperconvergenza (HPE SimpliVity), che spesso include accelerazione hardware per la deduplica e compressione, si basa su ottimizzazioni software via Ceph.

Confrontando con l’iperconvergenza Syneto, che si focalizza su una data protection estremamente integrata e semplice per le PMI, P. offre maggiore flessibilità generale ma richiede una configurazione più manuale per strategie di backup/DR avanzate (pur integrandosi bene con Proxmox Backup Server).

Proxmox HCI vs soluzioni iperconvergenti commerciali

Casi d’uso per un sistema iperconvergente basato su Proxmox

Un sistema iperconvergente basato su questa piattaforma di virtualizzazione open-source si rivela una scelta eccellente in diversi scenari:

PMI e uffici remoti (ROBO)

Per le piccole e medie imprese o per sedi distaccate con budget limitato, offre una soluzione robusta e resiliente (con un minimo di 3 nodi per Ceph) a un costo estremamente competitivo, eliminando completamente le spese di licenza software.

Ambienti di sviluppo e test

La straordinaria flessibilità, unita all’assenza di costi di licenza, lo rende ideale per creare rapidamente ambienti di sviluppo, test e staging isolati e facilmente replicabili.

Cloud privato su piccola/media scala

Fornisce una solida base open-source per costruire un cloud iperconvergente privato on-premise, offrendoti controllo completo sull’infrastruttura e sui dati, senza dipendere da fornitori esterni.

Sostituzione di infrastrutture legacy

Le aziende che desiderano modernizzare il proprio data center, sostituendo server e storage tradizionali ormai obsoleti, possono trovare in Proxmox HCI un’alternativa potente e conveniente per consolidare efficacemente i workload.

L’iperconvergenza Proxmox, realizzata tramite l’integrazione nativa con Ceph, rappresenta un’alternativa open source efficace, flessibile ed economicamente vantaggiosa nel variegato panorama delle infrastrutture iperconvergenti. Sebbene richieda un livello di competenza tecnica superiore per la gestione avanzata, specialmente per quanto riguarda Ceph, ripaga ampiamente in termini di controllo, personalizzazione e risparmio sui costi di licenza.

Per organizzazioni con le giuste competenze interne o disposte a investire in formazione o supporto commerciale, valutare questa piattaforma per costruire il proprio sistema iperconvergente o modernizzare il data center può sbloccare notevoli benefici.
È una soluzione iperconvergente matura che merita seria considerazione accanto alle opzioni commerciali più blasonate.

Domande frequenti (FAQ)

Proxmox VE è un vero sistema iperconvergente?

Sì, quando è configurato in cluster e utilizza Ceph per lo storage iperconvergente distribuito sui nodi, integra nativamente calcolo (VM/LXC), storage e gestione della rete, soddisfacendo pienamente la definizione di sistema iperconvergente.

Quale tecnologia di storage usa Proxmox per l’iperconvergenza?

Si integra principalmente con Ceph, un robusto sistema di storage distribuito software-defined open source, per fornire funzionalità di storage iperconvergente. Supporta anche altre tecnologie di storage (come ZFS), ma Ceph è indubbiamente la scelta prediletta per un’architettura HCI completa.

Quali sono i vantaggi rispetto a VMware vSAN o Nutanix?

I principali vantaggi sono l’assenza di costi di licenza software (essendo open source), la flessibilità nel supportare sia VM KVM che container LXC nativamente, e il controllo completo sull’intera piattaforma. Questi vantaggi si contrappongono a una potenziale maggiore complessità di gestione e a un modello di supporto diverso rispetto a soluzioni iperconvergenti commerciali come Nutanix o VMware vSAN.

È adatto per ambienti enterprise critici?

Sì, può essere utilizzato con successo in ambienti enterprise critici. Tuttavia, è fondamentale disporre di personale con competenze specifiche, soprattutto, su Ceph per la configurazione, il tuning e il troubleshooting. L’acquisto di un contratto di supporto commerciale è fortemente raccomandato per garantire alta affidabilità e tempi di risposta rapidi in caso di problemi su queste infrastrutture iperconvergenti.

Quali sono i requisiti hardware minimi per un cluster Proxmox iperconvergente con Ceph?

Per un cluster Ceph resiliente e performante, si raccomanda un minimo di 3 server iperconvergenti (nodi) per garantire il quorum dei monitor e la corretta distribuzione/replica dei dati. Ogni nodo dovrebbe avere CPU e RAM adeguate ai workload previsti, una rete veloce (preferibilmente 10 Gbps o superiore, possibilmente dedicata per Ceph), e dischi dedicati per Ceph, con SSD o NVMe fortemente consigliati almeno per i journal/metadati degli OSD per ottimizzare le prestazioni.

Quali sono gli svantaggi di usare Proxmox per l’iperconvergenza?

I principali svantaggi includono la necessità di competenze tecniche più approfondite per la gestione, specialmente di Ceph; un modello di supporto enterprise diverso da quello “tutto compreso” di alcuni vendor; e la potenziale mancanza di alcune funzionalità di automazione o integrazione estremamente avanzate presenti out-of-the-box in alcune piattaforme HCI commerciali, che potrebbero richiedere configurazioni manuali o script personalizzati.

 



Hai ora una visione chiara del potenziale dell’iperconvergenza con Proxmox e Ceph: infrastrutture IT più agili, efficienti e finalmente libere dai costi di licenza.
Comprendi come questa tecnologia open source possa modernizzare il tuo data center, offrendoti controllo e flessibilità senza precedenti.

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